scrivere per vivere vivere per scrivere

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La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. (René Descartes) ********************************************************************************************** USQUE AD FINEM

sabato 13 giugno 2015

Facezie con implicazioni psichiatriche che spero mi perdonerete - La legge del divenire



La nostra Storia, dall'età dei titani si è trasformata nell'era dei nani e degli orchi. Chi crede più nella via della Tradizione, chi segue la via dell'onore? Forse bisognerebbe tornare alle radici, stiamo perdendo l'Europa, siamo in piena decadenza politica e culturale. Facciamo solo ciò che ci piace, mai più vedremo uomini che fanno ciò che conta e che a volte costa per sete di giustizia e perché ciò renderà più forte e pura la VOLONTA' e più energico il possesso di sé. La vita non è conservarsi, è lottare. Non è essere privi di passioni, ma possederle al massimo grado, senza esserne dominato ma dominandole, passare indenne attraverso a tutto ciò che è becero materialismo. La via del guerriero. L'amicizia, che è cosa sacra. L'onore, che è sopra ogni cosa. L'amore per la famiglia, per la Patria che vuol dire solo comunità senza implicazioni scioviniste di sorta, per tutto ciò che è elevazione dalle miserie umane. Retorica? Sì, retorica. Non importa. Non voglio avere paura di parole e di concetti solo perché non sono alla moda o possono essere fraintesi e riconducibili a una qualche ideologia. Non mi interessano le ideologie, ascolto il cuore e guardo al futuro. La tradizione come fondamenta per la costruzione di un futuro migliore. Nell'era della globalizzazione abbiamo imparato a correre veloce, ci siamo dimenticati la bellezza del passeggiare con spirito lieto, pronti a godere del paesaggio, in grado di ascoltare i rumori della natura, le parole della gente. Non ci fermiamo più a guardare negli occhi l'occasionale interlocutore. Non capiamo, non accogliamo, non sentiamo. Nell'era iper tecnologica siamo paradossalmente tornati a ricercare solo la soddisfazione dei bisogni primari, solo più velocemente. A questo sono serviti migliaia di anni di civiltà? Alle volte bisogna fermarsi, tirare un respiro profondo e concentrarsi su chi siamo, su cosa vogliamo realmente dalla vita. Valutare se i bisogni sono reali o indotti dal tipo di società che ci è stata costruita intorno. Abbiamo la possibilità di raccogliere informazioni, talvolta inutili, in un nanosecondo, con un semplice click, ma non ascoltiamo più storie antiche, non leggiamo più delle gesta di chi questa civiltà l'ha costruita immaginando una società di uomini consapevoli. Tutto si è appiattito, omologato. Veloce, è vero è tutto più veloce, ma la corsa è schizofrenica e non porta a nulla. Finirà in un momento dove ci troveremo spossati con la bava alla bocca a guardarci intorno, soli. Miliardi di solitudini che hanno vissuto pensando di essere una comunità soltanto perché hanno bevuto le stesse bevande, indossato gli stessi vestiti, guardato le stesse trasmissioni televisive, si sono fatte stordire dalle stesse pubblicità.
Un poeta giapponese scrisse: " nella mia capanna non c'è nulla... eppure c'è tutto! "
Voglio stare in piedi in un mondo di rovine, non voglio chinarmi ne mettermi seduto. Ip ip Hurrà, trallallero trallallà.
© 2014 di Massimiliano Riccardi. Tutti i diritti riservati

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