Con molto
piacere partecipo nuovamente al gioco di Patricia Moll:
Insieme
raccontiamo 13° episodio
E' necessario proseguire il racconto partendo dall'incipit di Patricia con un limite di 300 parole o 300 caratteri
E' necessario proseguire il racconto partendo dall'incipit di Patricia con un limite di 300 parole o 300 caratteri
Qui il link
che rimanda all'iniziativa
Un raccontino preparato in fretta e furia. Spero
risulti comunque gradevole
L'incipit di
Patricia:
Seduta sulla
poltrona, alzò gli occhi dal giornale. L’articolo le aveva fatto capire cosa
doveva cercare per ottenere quello che voleva.
Lo posò, si
alzò e così come era in casa uscì dirigendosi verso….
Il mio
finale:
... la strada
sottostante verso il negozio dietro l'angolo. L'annuncio
pubblicitario del giornale locale parlava di grossi sconti. Entrò come una
furia.
«Presto, la mia bambina torna da scuola e non mi trova.»
Il commesso guardò stranito quella
donna così agitata. Non commentò, si mise a disposizione.
«Voglio quei nastri azzurri in
vetrina.»
Il commesso li prese e li porse alla
donna. Lei in tutta fretta pagò.
«Mi scusi sa, devo scappare, mi scusi,
ho paura di non fare in tempo.»
Era quasi l'alba. Una mano scosse la
spalla della Dottoressa Guidi afflosciata su di una sedia metallica.
«Dottoressa, dottoressa, si svegli.
Credo che ci siamo.»
Lavorava in quell'ospedale, era lì non
come medico di reparto ma come figlia. Aveva sognato sua madre. Dal monitor si
potevano vedere tutti i parametri vitali precipitare. Avevano concordato di non
rianimare la mamma. Era allo stadio terminale della malattia. Il cancro l'aveva
resa uno scricciolo fatto di pelle e ossa. Un lungo e impietoso Calvario.
La dottoressa Guidi, senza curarsi di
chi le stava intorno, si sedette sul letto, poi con delicatezza mise una mano dietro
la schiena della madre e senza sforzo la sollevò sino a portasela al petto. Con
il mento sopra la spalla pianse silenziosamente. Sentiva i contorni delle ossa
del torace, l'odore di malattia e morte. Un grido accennato, sibilante, le uscì
dalla bocca. Chiese perdono. Per non esserci mai stata in tutti quegli anni,
per la poca pazienza nei suoi confronti. Chiese perdono.
Era una mattina di marzo quando si
svolse il funerale. La dottoressa si sorprese di quanto fosse piacevole quel
vento capriccioso, di come fosse bello il tepore dei raggi del sole che
annunciavano la primavera.
Aveva voluto rimanere sola per un
ultimo saluto. Mentre si asciugava le lacrime si avvicinò una bambina tenuta
per mano dalla nonna. La bimba la guardò con un mezzo sorriso,
intenerita da quell'adulto che piangeva. Senza una parola si sciolse i codini e
mise in mano alla dottoressa i nastri che le legavano i capelli. Fece un ultimo
sorriso e se ne andò. La dottoressa Guidi, prese i due nastri e se li portò al
volto per sentirne il profumo. Grata per quel gesto di gentilezza, mise nella borsetta i due
nastri azzurri, identici a quelli del sogno. Si allontanò inspiegabilmente più serena.