scrivere per vivere vivere per scrivere

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La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. (René Descartes) ********************************************************************************************** USQUE AD FINEM

sabato 20 febbraio 2016

Insieme Raccontiamo 6. Dal blog di Patricia Moll


Con piacere partecipo al gioco di Patricia Moll che con il suo Myrtilla House ha lanciato questa bella iniziativa di aggregazione:



Se non ho capito male lei scrive un incipit e noi aggiungiamo un finale. Speriamo in bene.
- Incipit di Patricia con titolo legato al gioco di Ispirazioni & Co. dell'amica Squitty (cliccate QUI per raggiungere la raccolta generale di Ispirazioni & Co.):

IL MANDALA
Il corpo nudo della donna disteso sul fianco aveva un che di virginale. Una tela intonsa pareva. Invitava a... ma come l'avrebbe presa lui? Offendersi? Adirarsi?
Prese il suo pennello più fine e le si avvicinò. Con dolcezza cominciò dal centro della schiena. Un mandala. Avrebbe disegnato un mandala.

Mi sono lasciato prendere dalla vena romantica, niente finale hot. A un energumeno come me fa bene lasciarsi andare alla dolcezza, non chiedetemi risarcimenti per eventuali carie, please.

- Il mio finale:

Sentiva il freddo dell'acciaio e la ruvidezza del legno penetrargli nelle dita. Aggrapparsi a quella ringhiera gli permetteva di mantenere un contatto con il mondo che voleva abbandonare. Lo sguardo si perdeva lontano. Un refolo di vento lo riscosse dai suoi pensieri. Guardò giù, sulla strada, sotto quel cavalcavia. Cartacce e foglie volteggiavano intorno a una vecchia insegna pubblicitaria.
 Tornò al ricordo di lei. Tornò alla sua opera, a quella schiena nuda, liscia, nervosa al tocco, in attesa delle sue mani, delle sue labbra. Il suo "Lui" che aveva commissionato il ritratto era stato subito dimenticato. Come erano giovani allora. Vi aveva disegnato un mandala. La sua modella, una tela di carne. L'amava già.
"Che stupido", pensò. Lo aveva sempre saputo. L'amore non mantiene mai le sue promesse di eternità sempre uguale, puoi solo fermare degli attimi. Meravigliosi istanti, preziosi proprio perché destinati a finire. Infiniti perché tutto si ripete e tutto ricomincia, con colori e disegni diversi. Chiuse gli occhi e ripensò a quello che aveva vissuto con Giulia.  Alla bellezza del loro amore. Assoluto. Vivo. Vitale. Quei ricordi non erano morti con lei. Staccò le mani dalla balaustra. Anche il vento può essere rassicurante se sei disposto a muoverti nello spazio e nel tempo. Ora sentiva freddo, mise le mani in tasca. Lasciò che l'aria gli schiaffeggiasse il volto. Ripensò a un passo di una poesia di Neruda che le aveva dedicato una delle prime volte che avevano fatto l'amore: "corpo di Donna mia, persistere nella tua grazia".
Poteva andare avanti, ora poteva. Il suo mandala era nel cuore e nella mente. Lo aveva capito. Alle volte è necessario farsi sabbia e lasciare al vento il lavoro di scultore. Solo le forme cambiano, le particelle infinitesimali, multicolore, trovano solo un'altra destinazione. La bellezza originaria non smette mai di esistere. Come l'amore.


© 2016 di Massimiliano Riccardi

martedì 16 febbraio 2016

Facezie in merito all'insostenibile leggerezza del... persistere



Vi propongo uno spunto di riflessione. 
La situazione politica, sociale, economica, meriterebbe ben più ampie discussioni di quelle scaturite dopo le notizie dei vari telegiornali. Voglio spingere quindi il livello di provocazione proponendo un passaggio di Silvano Agosti. Un artista a tutto campo, un filosofo, che dice cose necessariamente forti usando concetti brutali. Paradossi. Calci in culo. Parole che solo un poeta può essere in grado di dire, perché libero.
Non voglio nemmeno sottolineare quanto mi trova concorde la linea - non linea di questo grande intellettuale, non è importante e non è necessariamente vero che io sia in sintonia con lui. Ho vissuto tutto questo come una provocazione. Certo è che mi son trovato a pensare molto attentamente su ciò che il sistema attuale offre. Ascoltando Agosti non si percepiscono disamine pacate, se non nei toni e nella modulazione della voce, ma scrolloni e schiaffi verso la morale corrente. Siamo realmente schiavi senza catene? Non mi riferisco alla prigionia di fatto, ma piuttosto alla libertà intellettuale che "dovrebbe" portare a non ripetere vecchi schemi. Alla valorizzazione delle qualità imprescindibili dell'uomo che sono altro rispetto ai valori imposti dal potere, che sono altro rispetto all'umanità.
Ascoltate questi pochi minuti di dialogo.

Ognuno tragga le sue conclusioni.





© 2016 di Massimiliano Riccardi