Nuovo
appuntamento con il gioco di Patricia Moll.
Patricia lancia un incipit e noi proseguiamo. Limite
di trecento parole e nessun limite alla fantasia e alla voglia di divertirsi.
QUI
il link di lancio per questa 22ª edizione.
Questa volta mi
butto a capofitto nel caxxeggio più puro. Spero di strapparvi un sorriso. Io mi
sono senz'altro divertito a giocare con le parole attribuendo significati a
concetti che faranno arricciare il naso ai puristi della matematica. Ovviamente lo scopo è giocare e raccontare: insieme raccontiamo no? Lasciatemi scherzare un po' e fatemi passare la "licenza... poetica".
L'incipit di Patricia
Si
sedette sul divano col personal sulle ginocchia.
Finalmente
un po' di pace. Nessuno tra i piedi, silenzio, la coca fresca accanto e.....
pace, appunto!
Però
qualcosa non andava. Lo schermo del pc pareva
vivere di vita propria. Prima di
uno strano colore rossastro, ora era pieno di stringhe di codice che
continuavano a scorrerle davanti agli occhi senza fermarsi. E non lo aveva
ancora acceso.
Improvvisamente,
parole di senso compiuto comparvero in mezzo alle stringhe insieme ad un
brontolio strano che parve uscire dallo schermo. Parole incomprensibili..… come
se fossero in un’altra lingua.
Si
avvicinò al monitor per leggere ed ascoltare meglio e…
Il mio finale
Una
vera esplosione di luci e suoni cacofonici fece indietreggiare con violenza il
povero ragazzo. Si portò le mani alle orecchie e nascose il volto tra le
ginocchia facendo cadere a terra il personal (le lezioni di ginnastica artistica
pagate da mamma e papà tornavano sempre utili).
Poi
il silenzio.
Nuovamente
immagini e frame a velocità incredibile, ipnotiche.
Il
silenzio fu rotto da una voce cavernosa, a tratti crudele, la sensazione che
venisse dalle profondità di una caverna era avvalorata dal rumore amplificato e
liquido di acqua che scorre lungo le
pareti e di occasionali gocce che cadono.
«Sono il Dio della solitudine! Il
custode delle anime che si sfiorano ma che non si incontrano mai! IO SONO ASINTOTO, e tu sei
entrato nel mio regno. Inchinati».
Il
ragazzo fece per controbattere, poi una forza primigenia lo spinse alla
sottomissione. Chino e umile offrì in dono al Dio le sue patatine Pringles, le
sue barrette di cioccolata.
«Ti offro la mia solitudine come pegno
della mia fedeltà».
Il
ragazzo rimase sorpreso dal suo stesso eloquio. Non parlava così, non aveva MAI
parlato così.
«E fai bene! Perché io sono ASINTOTO!»
Il
giovane aprì la bocca esprimendo la sua adorazione con un mugolio, infilò un
dito nella narice destra e prese a esplorare con passione. Un rivolo di saliva
colava dall'angolo della bocca.
RRIIIIIIIINNNNGGGGGGG
La
maledetta sveglia, la stramaledetta sveglia. Il ragazzo si portò una mano sugli
occhi, il sole del mattino aveva già inondato la stanza. "che sogno
strano", pensò. "Che senso di solitudine angosciante". Andò
verso il PC che si era dimenticato di spegnere la sera prima e lo guardò a
lungo prima di decidersi a premere il tasto che lo avrebbe messo a riposo.
Prese
in mano il cellulare. Avrebbe chiamato Diego, avrebbe accettato l'invito per
quella gita sui monti liguri in programma per oggi insieme a tutti gli amici.
Finalmente. Erano mesi che non usciva di casa.
Ma
nel regno della solitudine il Dio preparava la sua vendetta.
HAHAHAHAHAHAHAHA
GHAAAAAAA
© 2017 di Massimiliano Riccardi