Ho ripensato
a certi giorni, per citare una canzone dei Nomadi che ci piaceva molto, a mille e una sera fa... dove tutto sembrava a portata di mano, dove la vita era
soltanto una cosa da sbranare perché eravamo giovani e nulla sembrava impossibile.
Poi, questa maledetta città. Questa città amata, con le sue bellezze e le atroci
contraddizioni, ha inghiottito le speranze. I sogni sono diventati incubi.
I giochi di bambina si sono trasformati in polvere, la polvere è diventata fuoco. Fuoco che brucia le vene. Il viso bellissimo e il tuo sorriso radioso si sono oltraggiosamente trasfigurati in volto malato e smorfia di scherno. Derisione per la beffa che credevi di aver giocato tu al destino ma che invece ti si è rivoltata contro.
Ti sei aggirata dolente alla ricerca di un brandello di anima a cui aggrapparti. Non c'era più niente per te. La tua mano tesa è diventata fredda, gelida di morte. Poi, una notte, ci hanno chiamati. Era luglio, mille e una sera fa. Una voce distaccata e quasi infastidita. Molto professionale, ma capace di far scendere le tenebre dei lunghi inverni artici. Freddo inappropriato per la stagione, infatti non realizzai subito e mi soffermai a riflettere sul perché tremassi tutto.
I giochi di bambina si sono trasformati in polvere, la polvere è diventata fuoco. Fuoco che brucia le vene. Il viso bellissimo e il tuo sorriso radioso si sono oltraggiosamente trasfigurati in volto malato e smorfia di scherno. Derisione per la beffa che credevi di aver giocato tu al destino ma che invece ti si è rivoltata contro.
Ti sei aggirata dolente alla ricerca di un brandello di anima a cui aggrapparti. Non c'era più niente per te. La tua mano tesa è diventata fredda, gelida di morte. Poi, una notte, ci hanno chiamati. Era luglio, mille e una sera fa. Una voce distaccata e quasi infastidita. Molto professionale, ma capace di far scendere le tenebre dei lunghi inverni artici. Freddo inappropriato per la stagione, infatti non realizzai subito e mi soffermai a riflettere sul perché tremassi tutto.
Una notte
strana, piena di stelle, che poteva essere una di quelle notti d'estate che non
ti scordi mai più.
Siamo venuti a vederti, per l'ultima volta. Stesa su quel tavolaccio avevi
sempre il tuo sorriso beffardo. Non hai vinto nulla, hai solo potuto fuggire,
ma forse, in qualche modo, ti sei ripresa la tua anima. Sei rimasta giovane: per sempre ventidue anni. Alla fine sei riuscita a farci l'ultimo tragico scherzo, ci hai fregato tutti. Hai raccolto le tue
speranze, i tuoi sogni e hai incominciato un viaggio nuovo. In un posto che io
non conosco.
Ti odio.
Ti voglio bene.
Vaffanculo.
Ci rivedremo.
Io adesso sono un po' più vecchio, ma sono dettagli.
Io adesso sono un po' più vecchio, ma sono dettagli.
© 2015 di Massimiliano Riccardi
Un testo molto bello, poetico e pregnante (scusa la parola difficle!). Ma sinceramente non ho capito a cosa si riferisce. Un fatto personale accaduto? Un riferimento letterario? Una canzone?
RispondiEliminaCiao Juan. Un ricordo di una persona che non c'è più.
EliminaCiao Massimiliano, chi l'avrebbe detto che il titolo di una canzone avrebbe prodotto un simile post.
RispondiEliminaPer il resto, vedi la mia risposta di là...
Grazie Cassidy. Un salutone.
RispondiEliminaCiao Ivano, lo sapevo che avresti capito.
RispondiEliminaHo un ricordo simile che ho legato alla canzone "La tua idea" di Renato Zero. Non so cosa sia successo alla tua amica ma ho la sensazione che stiamo parlando della stessa cosa...
RispondiEliminaSì Obsidian, conosco quella canzone, parliamo della stessa cosa. Era mia sorella. Secoli fa. I caruggi di allora. Bellissimi, tremendi, struggenti,maledetti.
RispondiEliminaPer me era un amico d'infanzia, anche lui 22 anni. E' stato terribile, ma di sicuro mille volte meno terribile di ciò che è successo a te. Non riesco nemmeno ad immaginarmelo.
EliminaGrazie Obsidian, non è vero non sminuire la tua esperienza, i dolori sono brutti a prescindere dal grado di parentela o quant'altro, anzi.Sai poi alla fine, amaramente, consideri che noi ci siamo che possiamo dire ancora la nostra in merito a questo schifosissimo e meraviglioso mondaccio infame. Quindi il dolore personale passa in secondo piano. Gioia e tormento dei sopravvissuti. Ci siamo e non lamentiamoci, mi dico questo.
EliminaCiao,
RispondiEliminaMi sa che verrò spesso a trovarti da adesso in poi.
Ciao Nick, ti ringrazio, Figurati se non mi fa piacere. Un salutone.
RispondiEliminaCiao Massimiliano.
RispondiEliminaChe esperienza terribile! Mi spiace! Lei 22 anni e tu?
So cosa significa. Il mio primo scontro veramente tosto con la morte l'ho avuto a 25 anni. Mio padre... cancro al pancreas.
Lasciamo stare... l'anno prossimo saranno 30!!!!
Un bacio!
E' andata, come dici tu lasciamo stare. Biecamente ho usato tutto per buttare giù un piccolo racconto, un po' me ne vergogno, ma la voglia di mettere su carta le emozioni è più forte di ogni altra cosa. Questo da sempre. Cero è che questa notte leggendo il post di Ivano, è stata dura, quando affiorano i ricordi...sono cazzi amari. Scusa il francesismo. Almeno mi sono sfogato, pronto a beccarmi anche le critiche di pietismo. Ma cosa ci vuoi fare, o urli, o bestemmi oppure scrivi. Io scrivo.
RispondiEliminaSei meglio di me allora, io urlo bestemmio e scrivo... ah, dimenticavo. Fumo. Tutto insieme!
EliminaE affanc............ tutto quanto!
I ricordi... sono parte di noi ma che dolore a volte!
Dolcissima Patricia, in effetti faccio anche io tutte le cose che hai citato... all'ennesima potenza quando mi girano. Nella vita, sul lavoro, ho imparato a gestire il dolore. Magari lo faccio male ma ci provo. Nelle mie ferite aperte ci coltivo del buon basilico per farci dell'ottimo pesto, che si fotta la malasorte. sempre avanti.
EliminaChe si fotta! :)
EliminaBuono il pesto!!!!!!!!
Grande Pat !!!
EliminaMamma mia. Un abbraccio.
RispondiEliminaFirma, grazie per la visita. Hahahaha pensavo non mi sopportassi più visto il tormento che ti do sul tuo blog. Scherzi a parte, un abbraccio anche a te.
EliminaFigurati, mi fa sempre più che piacere averti dalle mie parti :)
EliminaHai scritto davvero un bel testo, posso avvertire la rabbia e il dolore per aver perso una persona amata. Posso immaginare, e in un certo senso capire perché è capitato anche a me. Mi piace comunque il tuo modo di scrivere.
RispondiEliminaUn abbraccio e a presto .. Dream Teller
Ma che gentile Deam Teller, grazie. Credo di non aver raccontato nulla di nuovo, sono cose che più o meno abbiamo provato tutti.
EliminaOgnuno affronta e supera i propri dolori come sente, leggevo sopra in una tua risposta a Pat che qualcuno potrebbe accusarti di pietismo. Mi auguro che nessuno sia così sciocco :P
RispondiEliminaChi ha avuto grandi dolori, rispetta quelli altrui. E se scriverne ti aiuta, hai fatto benissimo.
Brava Glò
EliminaBrava Glò
EliminaGlò, ti ringrazio. Perché di questo si tratta, si scrive di quello che si conosce e si desidera raccontare perché è nella natura di chi è abituato a confrontarsi con la parola scritta. In merito al discorso più ampio di ciò che ha portato alla morte di tanti ragazzi, ricordo solo che fine anni '60, anni '70 e '80 cadevano come le mosche, è iniziata una bellissima discussione sul blog di Obsidian Mirror. Veramente interessante e vista sotto un ottica davvero inconsueta. Per il resto, di nuovo grazie. grazie per aver capito.
EliminaPost stupendo e su cui non mi sento di aggiungere nulla.
RispondiEliminaLa morte è entrata in casa mia che avevo ventisei anni ed anche se lo si supera, anche se ci si abitua, la tua vita viene rivoltata come un calzino e modificata in maniera definitiva.
Ma si sopravvive e si va avanti. :-)
Ti ringrazio Raffaele. Sottoscrivo tutto quello che hai detto. Un abbraccio.
EliminaLa canzone di Cash mi ha sempre toccato il cuore, anche perchè la sua voce spesso ti fa rabbrividire e così il tuo post, così umano, freddo, perso dentro un destino ineluttabile che ci accerchia, ci aggira e ci fa sparire quando meno te lo aspetti..
RispondiEliminaMolto bello questo !
Grazie Massimiliano..
Buona serata e un bacio!
Grazie Nella per le belle parole. In effetti la scelta di Cash è stata proprio quella di voler decontestualizzare, sarebbe stato facile e più evocativo utilizzare qualche cantante o cantautore nostrano. Volevo un breve racconto pesante ma freddo. Perché è così che vivo le cose, anche nel lavoro, morirei altrimenti.
RispondiEliminaNon so perché sono finita qua, ma sono contenta di esserci finita oggi! Il tuo sfogo è toccante: le ferite col tempo non sanguinano più, ma i ricordi, quelli... rimangono per sempre!
RispondiEliminaCiao Marina, allora il viaggio nella blogosfera non è stato del tutto inutile. Ti ringrazio per il pensiero che hai lasciato. Lo apprezzo molto. Un salutone, ciao.
RispondiEliminaSe conto giusto 1001 sere fa era il 25 dicembre 2012. Mio papà era appena tornato a casa dopo che l'avevano operato e aveva potuto passare il Natale a casa con noi.
RispondiEliminaCaro marco... è un casino. E' tutto un casino.
RispondiEliminaE' l'elaborazione di un cambiamento drastico?
RispondiEliminaMoz-
In che senso Moz?
RispondiEliminaIntendo il post: è la metafora di un addio?
EliminaMoz-
Ho raccontato della morte di mia sorella. Tanti, tanti anni fa.
EliminaBello e terribile. Grandi Nomadi e grande Johnny Cash.
RispondiEliminaCiao Roberto, Grazie.
RispondiEliminaDa brivido. Post intenso, sentito. Bellissimo!
RispondiEliminaCiao Squitty, sì ricordi terribili, ora rimane solo la malinconia e il rimpianto.
EliminaMi spiace
RispondiEliminaÈ successo. Continuerà a succedere ad altri. È la vita. La mia "mille e una sera fa" è capitata nel 1993. Grazie Max.
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