Nuovo appuntamento con
l'iniziativa di Patricia Moll e il suo INSIEME RACCONTIAMO.
18° appuntamento
I minuti scorrono, la
fine di questo umile raccontino è svelata cliccando sull'ultimo orario scritto in verde di
questa azzardata follia cronologica.
L'incipit di Patricia
Battisti nelle
cuffiette cantava “c’è un treno che parte alle 7,40...”
Forse non erano
proprio le 7,40 però il treno era lì, fermo come un cannibale vorace pronto a
inghiottire chiunque gli si avvicinasse troppo. Pauroso, eppure invitante.
Doveva smettere di
guardarlo e prendere una decisione. Salire o no?
Il mio finale
Il destino non
riguarda i sogni
ore 10
L'orologio della
stazione era preciso, lui lo sapeva bene, nonostante ciò continuava a confrontarlo con
quello da polso.
Ancora niente. Lei non
si decideva ad arrivare.
Mesi di preparazione.
Un nuovo lavoro, una nuova casa, una vita piena di promesse e speranze.
Dovevano soltanto
salire su quel maledetto treno. L'ancona- Chiasso sarebbe rimasto lì fermo
ancora per poco, presto sarebbe ripartito. Basilea sarebbe stata l'ultima meta,
un posto nuovo dove ricominciare.
ore 10,15
La sera prima, dopo
aver fatto l'amore, lei aveva pianto. Aveva paura di lasciare la casa dei
genitori. Lui non aveva detto nulla, si era limitato a stringerla forte. Non
voleva pensare che quella sarebbe potuta essere l'ultima volta. Soltanto quando
l'ebbe riportata a casa le disse un semplice e sommesso: "Ti aspetterò, so
che verrai".
ore 10,20
Per tutti l'afa era opprimente, ma lui non
riusciva a smettere di sentire freddo. Che sensazione strana in una mattina di
agosto. Sapeva che la colpa era del timore che lei non si facesse viva. Si
accese l'ennesima sigaretta. Per la prima volta sentiva che il destino avrebbe giocato in suo
favore se solo lei non si fosse tirata indietro. Una nuova esistenza con l'amore
della sua vita.
La lancetta dei minuti
si muoveva veloce, a differenza di prima, di quando l'attesa sembrava interminabile. Ogni scatto simile a uno schiaffo in pieno volto. Distolse
lo sguardo.
Improvvisamente la
vide varcare la soglia della sala d'attesa. Bellissima, radiosa, sorridente.
Riflessi dorati le accarezzavano i capelli mentre gli correva incontro. Occhi
negli occhi si dissero più di quanto le parole erano mai riuscite a dire. Lui
allargò le braccia pronto ad accoglierla. Dio quanto l'amava.
10,25 audio originale
Post scriptum
Chiedo scusa a coloro che possono essere rimasti turbati, mi scuso per il colpo basso e per l'amaro in bocca che posso aver lasciato, io stesso ho riflettuto sull'opportunità di pubblicare una cosa del genere. Oggi non avevo voglia di risultare piacevole per nessuno, mi dispiace.
Il calcio nelle palle non è per chi ha voluto perdere il suo tempo nel leggermi, è più che altro rivolto a me stesso, nasce dal desiderio di mantenere saldo nella memoria il concetto di quanto l'amore, la vita, ciò che di bello c'è nel mondo, può essere distrutto se si permette all'egoismo di vincere la sua battaglia contro il senso comune di fratellanza. Purtroppo la realtà è sempre più spaventosa di qualunque narrazione, le trame più orribili sono state realizzate senza la carezza e l'afflato amorevole della fantasia e dell'immaginazione. Quei fatti risalenti a quasi quarant'anni fa sono legati indissolubilmente a ciò che attiene al senso critico di ognuno di noi. Le stragi, il terrorismo, la strategia della tensione, l'odio, il razzismo, spesso non hanno una matrice scaturita da chissà quali "massimi sistemi", alle volte trovano terreno fertile nel semplice gesto di girare il capo per non vedere le piccole ingiustizie, dall'indifferenza, dal desiderio di non farci coinvolgere. Osservando ciò che accade ancora oggi in molte parti del mondo, sembra chiaro che l'uomo dal passato non ha imparato nulla.
Urka, un tema davvero importante. Non penso risulti sgradevole, almeno non dovrebbe, perché la memoria è la sola cosa che può, almeno in potenza, aiutarci. Quindi, un apprezzamento da parte mia!
RispondiEliminaMeno male, grazie.
EliminaIo ero lì solo qualche ora prima e non si trattava di una storia. Bravo Max ricordare é fondamentale, soprattutto quando una nazione ha la memoria corta come un calzino centrifugato.
RispondiEliminaCiao Mariella, sai che l'idea mi è partita leggendo il tuo raccontino? Tutto è partito da lì.
EliminaNe avevo parlato sul mio blog tempo fa di quel viaggio di ritorno verso casa capitato qualche ora prima che succedesse la strage. Credo però che non ci frequentassimo allora. Mi fa piacere averti ispirato. Bacio.
EliminaSì, mi riferivo a quello che ho commentato qualche giorno fa. Mi aveva catturato quell'idea di speranza, di malinconico ricordo. Poi la ferita sulla mano che descrivi mi ha aperto uno spiraglio per altro. Sei stata brava.
EliminaMax!!!!!
RispondiEliminaSei immenso come sempre! Straziante al pensiero che chi crede di andare verso sole si ritrova nell'inferno più buio e doloroso.
Ora sono al cellulare ma ogj pomeriggio ti aggiungo al riepilogo.
Bacio
CIao Patri, volevo rendere l'idea proprio di questo. Sono contento ti sia piaciuto, devo dire che ero titubante ad usare un file multimediale, però...
EliminaStella, devo vedere se sul mio post di riepilogo funziona... blogger mi ha fatto impazzire!
EliminaFa quello che vuole lui e non quello che gli dico io! grrrrrrr
Ora controllo!
In quella strage era morto anche un ragazzo di Asti, Mauro Alganon. 20 anni circa! maledetti delinquenti!!
Blogger è un po' che "ciocca come una lama" (lo dite voi?)
EliminaSono contento che il mio contributo ti sia piaciuto. Sai che ci tengo a non deluderti. Un bacione grande.
Ciao Max! Non ho mai dimenticato dove mi trovavo alle 10.25 di quel 2 agosto 1980: in attesa di un treno alla stazione ferroviaria di Follonica.
RispondiEliminaPesante come ricordo eh? Io rimasi sconvolto, posso immaginare cosa avrei provato ad apprendere della notizia proprio all'interno di una stazione, tanto più che inizialmente non si era ben capito cosa fosse successo.
EliminaVa benissimo, io pure sono stato abbastanza crudo col mio finale.
RispondiEliminaLa strage di Bologna è stata qualcosa di spaventoso, io ero un ragazzino e ricordo ancora che quel giorno stavamo nella casa di campagna che i miei prendevano in affitto per l'estate, un'atmosfera rilassata. I miei erano usciti a fare qualche spesa, per riempire il frigo presumo, io guardavo la tele cercando i cartoni animati che però non c'erano: parlavano di un grave attentato alla stazione di Bologna, e io ascoltavo senza capire completamente. Purtroppo avrei capito meglio nelle ore successive.
Cose orribili. Lontane ma non così tanto. Quel genere di rischi è sempre attuale, sotto altre forme, con altre motivazioni, ma sempre attuale. Mai abbassare la guardia. Sta tornando a essere un gran brutto mondo.
EliminaMi lasci senza parole! E anche se è inopportuno, in questo contesto, dire "gran bel finale!" (giuro che sono serissima e la mia non è una battuta di cattivo gusto), trovo che questo sia uno dei tuoi finali migliori.
RispondiEliminaPoi mi attacco alle tue considerazioni del post scriptum e lì ti faccio compagnia in ogni parola della bellissima riflessione.
Grazie Mari, come ho già detto ci ho pensato molto prima di pubblicarlo, non volevo risultare sgradevole utilizzando una tragedia mancando di rispetto alle vittime di tale orrore. Cosa devo dirti... sono uno scribacchino, sono cose successe e devo necessariamente "usare" tutto ciò che fa parte della vita. Scrivere un raccontino banale, smielato, appositamente superficiale e associarlo a un vero e proprio calcio nei coglioni mi sembrava il modo migliore di poter dire la mia.
EliminaGrazie di cuore Marina.
Bravo, Max. La scrittura ha il dovere di essere anche questo.
RispondiEliminaGrazie Luana. Devo dire che mi sono sentito un po' cialtrone esordendo con una sequela di banalità che tendevano a fuorviare. Grazie.
EliminaMa che dici!!!!! -_-
EliminaEh vabbè, i dubbi vengono.
EliminaTrovo sia davvero bellissimo invece .... quante storie, vite e sogni vengono spazzati in queste stragi ... anche un mio zio si trovava a passare quel giorno in stazione a Bologna e ne fu graziato...e quante volte si pensa poteva a capitare anche a me ...bravissimo come sempre
RispondiEliminaGrazie Giusi. Mamma mia, pensa tuo zio quante volte deve averci pensato. Grazie per i tuoi complimenti, grazie davvero.
EliminaRimasta a bocca aperta. Senza parole. Giuro. Il 2 agosto del 1980 io avevo più o meno 16 mesi. Ma ho sempre sentito parlare con orrore della strage di Bologna e mi è capitato di leggerne in un romanzo dedicato alla banda della Magliana. Che dire? E' un finale con le palle. Perché se esiste un compito per la scrittura, è di certo quello di testimoniare ciò che è stato e che non dovrà mai più essere. Tanto di cappello, Massimiliano! D'altronde, come sempre :*
RispondiEliminaCiao Irene, grazie. pensa che ero titubante a pubblicarlo, da un lato per il timore di offendere la memoria delle vittime, dall'altra perché mi era venuto il dubbio che il racconto fosse tutto lì e che nessuno si sarebbe accorto di dover cliccare su 10,25. Devo dire che alla fine sono contento dei riscontri.
EliminaAnche tu non hai scherzato racconto divertentissimo, veramente piacevole da leggere.
Mi è piaciuta molto la scelta di voler condurre il lettore verso un lieto fine, e poi dare una virata decisa. Scrivere è anche memoria. Non posso che dire: "Bravo." Quel giorno non ricordo dove fossi, ma ricordo che a Milano uscivi di casa per andare a scuola o al lavoro senza la certezza di ritornare.
RispondiEliminaCiao Cristina. Anni duri quelli di allora. Sono contento che questo esperimento ti sia piaciuto.
EliminaCiao massi finalmente sono riuscita a leggere il tuo racconto....complimenti come sempre sei stato in grado di colpire il lettore legando un racconto di vita privata ossia quello dei due protagonisti ad un fatto di cronaca che ha segnato profondamente ogni singolo cittadino italiano una strage come quella della stazione di Bologna una pagina molto importante di storia che è e deve rimanere viva in ciascuno di noi per non dimenticare ed evitare di incorrere nuovamente negli errori del passato.....bravo!
RispondiEliminaGrazie Francesca, sei riuscita a leggere nonostante lo smonto notte, grazie. Sì, pagina dura della storia della nostra Repubblica, io ero un ragazzino ma ricordo bene la paura che altro di ancora peggiore, se mai fosse stato possibile, potesse capitare dovunque.
EliminaRicordo bene quel giorno... utilizzarono anche gli autobus per trasportare i feriti. Fu come se mi avessero colpito anche se non ero lì.
RispondiEliminaGrazie Massimiliano per averci fatto ricordare e, con il tuo riuscitissimo racconto, ripensare che gli atti violenti lasciano solo angoscia e dolore e non hanno alcun senso. W la vita.
Sì, è vero, anche gli autobus. Una devastazione.
EliminaViva la vita, è vero. E pensare che ci vorrebbe tanto poco per andare tutti d'accordo...
Grazie per le bellissime parole che hai voluto regalarmi.
Bravo Max! Mi dispiace sempre più non avere tempo per partecipare a queste iniziative.
RispondiEliminaGrazie Nick. Non preoccuparti, già è bello che tu dia sostegno agli altri blogger che vi partecipano, è importante. Un salutone, portentoso Nick.
EliminaL'amaro in bocca resta, è vero. Ma il tuo racconto è come deve essere: emozionante e poi, brutale come la realtà che l'ha ispirato e che ha cancellato davvero i sogni di molte persone, per sempre.
RispondiEliminaCiao Iara, grazie. La scelta di partire con qualcosa di banale per preparare lo stacco violento voleva avere quel senso, sì. Spero di essere stato rispettoso di chi ha vissuto realmente tale tragedia. Sarebbe stato facile inserire tag o titoli che avrebbero aumentato la visibilità in rete, per correttezza ho scelto che il rimando fosse colto solo da chi frequenta il blog.
EliminaTi ringrazio davvero tanto.
Non sei stato per nulla sgradevole, anzi ti devo fare i complimenti perché hai trattato un tema importante e sempre da ricordare.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Ciao Vincenzo, grazie. A presto.
EliminaSono d'accordo con Vincenzo, hai fatto benissimo a parlarne, se ne dovrebbe parlare di più.
RispondiEliminaTi ringrazio Silvia. Gli ultimi drammatici, atroci, colpi di coda degli "anni di piombo". Ci sarebbe da scriverne per anni.
EliminaIl futuro non ha senso senza memoria. Dovremmo ricordarcelo sempre. Le nostre radici, per quanto belle o brutte siano, non possiamo cancellarle. Anzi: ricordare sempre per guardare con serenità il futuro. Grazie Max.
RispondiEliminaAssolutamente vero Giuseppe. Grazie a te
EliminaBello e commovente, il tuo finale! Io non avevo nemmeno 3 mesi e i miei genitori mi avevano portata da Roma a Padova solo un paio di giorni prima, per andare dai nonni in vacanza... Potevo esserci anch'io. Non avevo mai ascoltato il Giornale Radio che raccontasse di quel giorno, ma ogni volta che passavamo con il treno da Bologna, mia madre mi ha raccontato centinaia di volte cos'è successo. Ora io l'ho raccontato al mio figlio maggiore e poi toccherà agli altri. Non bisogna dimenticare... :(
RispondiEliminaCiao Lulu, benvenuta.
EliminaHa fatto bene tua mamma e fai bene tu a raccontare. La memoria storica si conserva anche partendo dalle vicende personali. Furono anni foschi, violenti, uscivamo da un decennio di stragismo, morti ammazzati per strada, poliziotti, giornalisti, carabinieri, magistrati, semplici operai, sindacalisti, molti erano nel mirino. La nostra democrazia, seppur imperfetta, ha corso seri rischi di eversione. Non è che le cose oggi siano meglio, le ingiustizie e le violenze avvengono tramite il controllo economico, le banche. I nostri padri, le nostre madri, dissero no al quel sistema di violenza (rossa e nera), semplicemente non aderendo e continuando a vivere per costruire una società migliore, lavorando anima e corpo per la famiglia. Esempi di normalità da seguire. Un salutone Lulu, grazie per il tuo bel contributo.
È sempre importante ricordare, Bologna porta questa ferita profonda in fondo al cuore da quel tremendo giorno ed è tuttora aperta visto che non è ancora stata svelata tutta la verità. Quante vite sono rimaste cristallizzate in quel momento. Vite spezzate o ferite per sempre. Con il tuo racconto hai reso bene questa sensazione, correre incontro alla vita e all'amore e vederla distrutta un istante dopo. Grazie Max
RispondiEliminaCiao Giulia. Sì, ricordare è necessario. La morte brutale, crudele, inutile, è quello che è accaduto, la sofferenza e il dolore è ciò che persiste nei sopravissuti. Le stragi non hanno mai fine, si perpetuano nei cuori e nelle menti dei sopravissuti, di coloro che hanno amato chi non c'è più.
EliminaIl finale mi ha sconcertato e allora mi sono riletta quella deliziosa pagina d'amore dove anche le lancette dell'orologio tremano di paura al pensiero di perdere l'attimo fuggente.
RispondiEliminaQualche volta arriva..solo qualche volta...
Ciao fantastico..bacissimo!
Grazie Nella, grazie. Un raccontino che è stato un po' un azzardo. temevo di essere frainteso. Un bacione grande anche a te.
EliminaCaro Max, tutto bene? Buon sabato!
RispondiEliminaCiao Mariella, un po' di casini ma la sfanghiamo. Buon sabato anche a te.
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